Puntata 2 di 3 in vista del prossimo Palio di Asti. È il turno dei Rioni, Borghi e Comuni a metà del guado, per i quali essere eliminati in batteria sarebbe una delusione, ma che partono un gradino sotto alle accoppiate più accreditate. Si presentano a fari spenti, ma sono i più accreditati per mettere in difficoltà i big.
14) Baldichieri
Fantino: Mattia Chiavassa
Stalla: Unico de Aighenta, Rasta di Montalbo, Volcan de Bonorva, Tout Beau
A Baldichieri aspettano ancora di provare la gioia della prima vittoria. Dopo tanti anni con Pampero e Sgaibarre, e un bottino soddisfacente di finali raggiunte (6 negli ultimi 7 anni), nel triennio ’15-‘17 il Comune strinse un sodalizio con Simone Mereu. Il jockey prestato al Palio fu però costretto a rimandare l’esordio in argento-azzurro-oro a causa di un infortunio e venne sostituito in extremis da Donato Calvaccio. I due anni successivi hanno portato ad una finale (2016) e ad un’esclusione in batteria (2017). Probabilmente non abbastanza per provare a continuare il rapporto con Simone anche quest’anno.
Cambio di rotta per il 2018. La presenza di un “bombolone” del calibro di Unico de Aighenta nella stalla deve aver contribuito al ritorno di fiamma tra il Comune e Mattia Chiavassa. Il ragazzo di Busca, paese in provincia di Cuneo, aveva esordito in Piazza Alfieri proprio con questi colori nel 2014, per sostituire in finale l’infortunato Sgaibarre. Poi un vuoto di tre anni, perché quella prima volta è stata anche l’ultima. Finora. Una squalifica esemplare a punirne l’esuberanza. Mattia nel frattempo ha continuato a lavorare, faticando in Provincia e sognando Siena. Ha fatto gavetta partendo dal basso, dove hanno iniziato ad arrivare pure i successi: Mordano nel 2015, Montagnana nel 2017. Il processo di crescita al momento si è interrotto qui. Pochi ingaggi altrove e due grosse occasioni sciupate nella Provaccia di Legnano, dove negli ultimi anni si è sempre presentato al canapo con cavalli di primo livello. Un cavallo scosso però lo ha privato della gioia di una vittoria prima (2017), e di un accesso alla finale poi (2018).
Ecco perché non basta avere nella stalla uno dei cavalli più chiacchierati per portare, perlomeno alla vigilia, il Comune di Baldichieri più su in questa ipotetica griglia di partenza. Unico de Aighenta ha un gran motore, ma fin qui ha deluso le aspettative, perdendo i confronti diretti con i grandi big della Provincia. A Piancastagnaio (2017) fu Bonantonio, a Buti (2018) fu Bomario. Fuori dall’equazione rimane la prestazione a Fucecchio, dove l’azione di disturbo portata dal fantino della rivale ne ha compromesso inesorabilmente la corsa. È arrivato anche per Unico il momento di dimostrare il suo reale valore, ma Asti è un tracciato difficile e non è detto che riesca a mostrare tutte le sue potenzialità nemmeno a questo giro. Nella prova di luglio ha vinto la sua batteria in scioltezza. Parte bene, respinge l’attacco di Andrea Chessa e Uan King, gestisce il terzo giro controllando il rientro (molto interessante) di Gingillo e Uron. Era ed è la punta di diamante di Baldichieri. Con Mattia Chiavassa forma un’accoppiata interessante quanto sbilanciata, tuttavia può essere la vera mina vagante del Palio 2018. Il cuneese può essere messo in difficoltà dai colleghi più esperti, i dubbi su Unico restano legittimi, ma attenzione a lasciar mettere la testa davanti a questo cavallo. L’altro soggetto in orbita argento-azzurro-oro, Rasta di Montalbo, a giugno è uscito bene dai canapi e ha dimostrato di avere un buon ritmo per i primi due giri. Per quanto visto durante l’addestramento, fatica però a rispondere all’attacco, all’inizio del terzo giro, dell’accoppiata Cersosimo-Trattu de Zamaglia, nonostante venga sollecitato ripetutamente dal Chiavassa. Serviva di più per emergere in una batteria di non primissimo livello e mettere in dubbio le gerarchie interne. Lontani da Unico sono sembrati anche gli altri soggetti portati dal cuneese tra giugno e luglio: né Volcan de Bonorva né Tout Beau sembrano infatti a livello della stella di scuderia Chiavassa.
13) Moncalvo
Fantino: Federico Arri
Stalla: Portorose, Ulderigo
Moncalvo è il Comune più titolato, grazie alle quattro vittorie ottenute tra la fine degli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90. Una storia scritta da due grandi protagonisti di Piazza Alfieri, e non solo. L’epoca di Bucefalo e Truciolo però non è più tornata. L’ultimo decennio è stato caratterizzato dalle monte di Dino Pes, raffinato interprete della Provincia ma ancora a secco in terra astigiana, di Andrea Coghe, figlio d’arte lontano dalle gesta del padre, e di Federico Arri. Un passato recente senza vittorie, ma impreziosito lo stesso da tante finali. Un futuro che prosegue con l’allievo astigiano di Bastiano, capace negli ultimi anni di raggiungere due finali in altrettanti tentativi.
La finale conquistata lo scorso anno è stata, sotto certi aspetti, sorprendente. Presentato a novembre 2016 come portacolori di San Magno per la Provaccia di Legnano, Federico è stato dirottato prima a La Flora e poi, dopo appena un mese, in Sant’Ambrogio. Al netto della dietrologia strategica che si nasconde tra le pieghe di questo valzer, l’Arri aveva una ghiotta opportunità per dimostrare il proprio potenziale. Il suo purosangue, infatti, aveva ben impressionato durante le corse di addestramento (a Legnano), tanto da venir preso in considerazione persino per il Palio vero e proprio. Poi fu solo Provaccia, forse anche per il desiderio del promettente astigiano di mettersi in luce con il proprio soggetto. Federico però finì per deludere, pur inserito in un contesto di suoi pari. Per questo la prestazione in Piazza Alfieri ha stupito. Quest’anno, se possibile, sembrava iniziato con premesse pure peggiori. Il mancato ingaggio per il venerdì legnanese, forse figlio (o causa scatenante?) di uno scambio di nerbate di troppo in Provincia, sembrava il preludio ad una carriera destinata all’oblio. La prestazione a Bientina, primo giubbetto e subito finale in un tracciato impegnativo, ha invece riacceso l’interesse verso di lui. La sua carriera è stata funestata da tanti infortuni (per certi versi, seppur in piccolo, un po’ come il suo mentore), ma ora è giunto il momento di fare il salto di qualità. Asti ha un influsso positivo su di lui, che proprio con i colori di Moncalvo ha già raggiunto la finale in due occasioni. Si dice che “non c’è due senza tre”. Chissà che non sia proprio lui una delle sorprese del prossimo Palio.
Portorose si è affacciato al Palio lo scorso anno accompagnato da una miriade di punti interrogativi. A dispetto della sua inesperienza ha saputo conquistarsi una finale mettendosi alle spalle almeno un paio di cavalli più quotati alla vigilia: Tidoc, con un fantino esperto e pericoloso in Provincia come Simone Mereu, e Polonski (vincitore di un Palio di Siena con Tittìa per la Selva nel 2015), montato da Gigi Bruschelli. In realtà l’ordine di arrivo lo ha visto precedere pure un big del calibro di Bonantonio da Clodia, ma solo perché il Ricceri rallenta l’azione una volta certo dell’accesso alla finale. Un piccolo aiuto anche dalla Dea Bendata, e dal mossiere, che lascia al canapo il Siri con l’interessante Tabacco (scelto infatti per entrambe le carriere di quest’anno in Piazza del Campo). In finale paga un po’ l’inesperienza e un motore non ancora al livello dei primi della classe. Adesso che se ne conoscono le qualità, resta un avversario difficile da digerire in batteria, anche se in finale (qualora dovesse ripetersi) sembra difficile possa impensierire i favoriti. Portorose non è solo la prima scelta, con tutta probabilità è l’unica realmente presa in considerazione dal Comune. A giugno ha corso, battendo bandiera biancorossa di Moncalvo, Ulderigo con Alessio Giannetti (altro giovane interessante, rimasto un po’ impantanato nell’ultimo periodo). Ma questo sembra essere più un back-up d’obbligo che un reale contendente a Portorose per il ruolo di “primo violino”.
12) Tanaro Trincere Torrazzo
Fantino: Sandro Gessa
Stalla: Farfadet du Pecos, Ultimo Baio, Vento Fresco
Il Borgo 3T può vantare nel suo palmarès tre successi, l’ultimo ottenuto nel 2010 grazie a Gianluca Fais e Rocco. La storia dei suoi successi precedenti è invece legata a due momenti molto significativi per due personaggi iconici del Palio astigiano. Nel 1990 fu Bucefalo, vero e proprio mostro sacro del triangolo astigiano, a regalare la prima gioia nel Palio moderno al popolo biancazzurro, andando a centrare il suo terzo successo consecutivo (uno dei suoi tanti record). Poi fu il turno di Martin Ballesteros, nel 2002, che in quel periodo poteva considerarsi un vero e proprio punto di riferimento per tante dirigenze, in Piazza Alfieri e non solo. Il successo per Tanaro fu l’ultimo del fantino di Buenos Aires, ma avrebbe potuto essere bissato l’anno seguente. Una controversa decisione degli organi preposti lo ha però squalificato a Palio concluso, cancellandogli la soddisfazione di essere passato per la terza volta primo al bandierino.
Per il 2018 la dirigenza ha scelto di confermare, per il quarto anno consecutivo (il 5° considerando anche l’esperienza del 2006), Sandro Gessa. Sandro è proprio uno di quei profili che tanto piacciono a chi preferisce avvicinarsi al Palio a fari spenti. Continuano ad essere i nomi sfavillanti a catalizzare l’interesse degli addetti ai lavori, ma ora come non mai chi proviene dalle regolari ha contaminato l’universo paliesco. Il Borgo 3T aveva messo Sandro nel mirino prima ancora che gli exploit di Silvano Mulas, Simone Mereu e Gavino Sanna sdoganassero il ricorso a veri e propri jockey di professione, rendendo anzi la pratica perfino un po’ cool. Questo dimostra la lungimiranza della dirigenza biancoazzurra di allora (era il 2006) che, guidata da Roberto Rasero, ebbe il coraggio di percorrere una strada ancora poco battuta. La finale in quell’occasione non arrivò e, nonostante il 2006 fosse stato un anno positivo per il fantino di Marrubiu (due volte sul tufo per la Tratta a Siena e la vittoria nel Palio di Casole d’Elsa), il Borgo nell’immediato futuro prese un’altra direzione, quella di Andrea Mari. L’anno seguente vinse il Palio di Mordano, ma ad Asti i contatti tenuti durante l’inverno non si concretizzarono. Così Sandro Gessa tornò a fare ippodromo nella sua isola, la Sardegna, continuando però a cimentarsi con successo nei Palii locali. Ad Asti è tornato nel 2015, chiamato da Alberto Rasero, figlio di quel Roberto che per primo lo portò nel Palio piemontese. Un legame forte, stretto, che Sandro vorrebbe coronare centrando l’obiettivo più grosso. Due finali dal suo ritorno, a dimostrare che chi aveva puntato su di lui ci aveva visto giusto. Poi la delusione dell’eliminazione lo scorso anno (5° in una batteria non irresistibile), frutto di una sbavatura alla mossa, ma forse anche del passaggio ai mezzosangue all’ultimo momento. La stagione 2018 per ora l’ha visto impegnato solo a Buti, dove forse ha deluso le aspettative, non riuscendo a raggiungere la finale nonostante un cavallo chiacchierato come Unico de Aighenta.
E proprio i cavalli sembrano aver caratterizzato le sue ultime apparizioni in Provincia. Con un anno a disposizione per scegliere il soggetto giusto, il Borgo 3T ha puntato forte su Farfadet du Pecos, cavallo di cinque anni molto interessante, già visto quest’anno al Palio di Fucecchio. Le aspettative su di lui erano alte, ma la prestazione nella Buca del Palio non ha aiutato ad averne un’idea più precisa. In una batteria ridotta a 5 Contrade, per l’esclusione del cavallo della Torre, riesce a guadagnarsi l’accesso alla finale pur tenendo al minimo i giri del motore. In finale invece non si riesce ad apprezzarne il vero potenziale, perché il lavoro di disturbo portato dalla nemica ne compromette la performance. Per essere un cavallo inesperto si è comportato bene tra i canapi, mantenendo la calma anche in una situazione di particolare stress. Le prove di Asti, pur tenendolo ancora parzialmente nascosto, ne evidenziano la reattività alla mossa e un buon ritmo in corsa. Gli addetti ai lavori continuano a pensare sia un cavallo di cui risentiremo parlare, ed è un ottimo soggetto se l’idea del Borgo 3T è quella di creare un’accoppiata poco appariscente ma letale. La giovane età, e la mancanza di altre informazioni a riguardo, impedisce però ai biancoazzurri di scalare (almeno in partenza) altre posizioni nella nostra personalissima griglia. Ultimo Baio è un altro soggetto di cinque anni, che quest’anno si è messo in luce vincendo a Mordano, proprio con Simone Mereu. Oltre ad evidenziare pure lui un buono spunto in partenza, a giugno tiene per tre giri la scia del più quotato Bonantonio da Clodia (venendo poi beffato da uno sprint interno di Serafinu e Gingillo), mentre a luglio resta per due giri incollato al battistrada Rodrigo Baio (dal quale ci si aspettava molto anche ad agosto a Siena). Ottima alternativa per il Borgo 3T, anche se resta meno suggestivo del suo collega francese in vista della prima domenica di settembre.
11) San Silvestro
Fantino: Bastiano Sini
Stalla: Talete Sardo, Tiago Baio
Situazione difficile quella del Borgo, caduto in una vera e propria crisi depressiva (in termini di risultati) nell’ultimo decennio. L’ultima finale risale al 2009, raggiunta con l’esperienza e il mestiere di un vecchio gringo argentino del calibro di Martin Ballesteros. Poi un susseguirsi di profili molto diversi tra loro. Da un Andrea Mari in ascesa, al canto del cigno di Trecciolino. Dal mestiere dell’esperto Filuferru, alla scommessa Giuseppe Piccinnu, fantino più conosciuto sull’isola che in continente. Nel mezzo un biennio con Andrea Chessa, altro profilo affamato di successi su palcoscenici prestigiosi. L’ultima vittoria di San Silvestro, l’unica, risale al lontano 1992. Difficile, solo perché nel Palio non esiste il termine impossibile, possano bissarlo quest’anno. La finale però, dopo nove anni, è un obiettivo d’obbligo.
A chi affidarsi? In prima battuta sembrava dover essere Alessandro Chiti il fantino designato ad assumersi questo onere. Poi, in un giro di monte dai contorni degni di Jeffrey Deaver, l’esperto fantino senese è finito a San Marzanotto, per liberare uno spazio che pareva costruito ad hoc per l’outsider del momento: Gavino Sanna. Una scelta più che logica, alla luce delle ultime stagioni del jockey sardo. Qualcosa però non ha funzionato, e il Borgo ha sorpreso tutti annunciando a fine luglio Bastiano Sini. Qualcuno potrebbe ancora storcere il naso (e come dare torto) di fronte all’assenza di alcuni nomi di comprovata esperienza e qualità (Adrian Topalli su tutti?), anche alla luce del vasto numero di fantini impegnati contemporaneamente in Piazza. Al netto di quest’ultima considerazione, Bastiano Sini però resta una presa interessante. In ottica futura, visti i progressi compiuti in stagione, ma anche per il presente. L’annata di Bastiano è iniziata a Bomarzo, è proseguita con una corsa di livello alla Provaccia di Legnano, ed è culminata con il successo nel Memorial Gentili a Castiglion Fiorentino. Peccato per l’eliminazione in batteria a Bientina, tracciato che poteva già confermare il valore del ragazzo in un Palio vero e proprio (per favore, nell’economia della valutazione tralasciamo i successi di Abbiategrasso! Bastiano, se per caso ci leggi, non prendertela!). Per Bastiano Asti è un bel banco di prova, il suo legame con Gingillo potrebbe tornare utile anche al Borgo nell’evoluzione delle dinamiche paliesche, e San Silvestro potrebbe aver trovato davvero una carta per sparigliare il mazzo.
La vittoria al Memorial Gentili non è servita solamente a conoscere Bastiano Sini. Parte del merito di questo successo va a Talete Sardo. Cavallo interessante, fin dallo spunto alla mossa, che gli permette di coprire i rivali pur partendo dalla posizione più esterna. Un aspetto che si torna a notare a fine luglio, nel secondo appuntamento di addestramento astigiano. Montato nell’occasione da Gingillo (che però ha altri soggetti di punta in scuderia), prende la mossa da posizione esterna e appaia il battistrada già in fondo al rettilineo. Una caratteristica che può tornare utile qualora la sorte gli riservi un posto alto al canapo. Poi una corsa in apparente controllo, alle spalle di Calliope da Clodia. Quando viene sollecitato, all’inizio del secondo giro, dimostra di avere pure un discreto cambio di passo, altro aspetto utile in Piazza Alfieri. Il cavallo c’è, ma non sarà facile competere con veri e propri mostri sacri. Talete dovrà dimostrarsi adatto anche ad un percorso più impegnativo, dove l’abilità in conduzione deve lasciare (in parte) il passo alla capacità di suonare uno spartito caratterizzato da maggiori variazioni di ritmo. Il back-up sarà Tiago Baio. Caratteristiche simili al compagno di stalla, o perlomeno questo è ciò che emerge rivedendo la sua batteria d’addestramento a luglio. Una buona partenza ingambata (marchio di fabbrica di Gingillo, ma forse anche di Bastiano vedendo la mossa data alla Provaccia) da posizione esterna e, anche in questo caso, prima curva impostata in testa. Per Tiago valgono le stesse considerazioni fatte prima, forse al netto di qualche certezza in meno.
10) Santa Caterina
Fantino: Simone Mereu
Stalla: La Gioconda, Rexy
Tre vittorie nel palmares dei rosso-celesti fin qui, di cui due nel nuovo millennio che portano fra l’altro le firme prestigiose di un giovanissimo Tittìa nel contestato Palio del 2003 e di Brio nel 2014. Dopo il periodo con il Mari, la Contrada ha intrapreso un rapporto con Sebastiano Murtas, che però purtroppo non ha dato i risultati sperati chiudendosi con due eliminazioni in batteria, cui si aggiunge quella del 2015 ancora con Brio, che portano a tre gli anni di assenza dalla finale per il Rione.
Per il 2018 si cambia strada, e l’ingaggio di Simone Mereu avvicina Santa Caterina a quei fantini costruiti prima in ippodromo che nei Palii. Il suo ruolino di marcia a queste latitudini non si può certo paragonare a quanto fatto a Fucecchio, con le tre vittorie datate 2011, 2014 e 2015 o ai risultati ottenuti in tutti gli altri palii d’Italia dove Deciso risulta essere quasi una sicurezza come testimoniano le vittorie tra le altre a Ferrara, Mordano, Acquapendente, Fermo ed alla Provaccia di Legnano. Nonostante quindi il suo ruolino astigiano reciti fino ad ora un unico accesso alla finale datato 2016 per Baldichieri tra i 21 al canapo ad inizio settembre Mereu è una monta che con le condizioni giuste garantisce qualità e quella giusta dose di imprevedibilità che possono farne la vera e propria mina vagante in Piazza Alfieri.
Per quanto riguarda i cavalli invece La Gioconda e Rexy sono i soggetti, a meno di sorprese o incastri dell’ultimo minuto, che Simone Mereu avrà a disposizione per mettersi in luce. La Gioconda presente alle prove in Giugno ha vinto la sua batteria in scioltezza e ben figurato in stagione alle corse sia a Pian delle Fornaci che a Fucecchio. Un soggetto che sembra possa dare certezze sia a livello di passo che di carattere, l’ideale per un fantino capace di trasformare buoni cavalli in vere e proprie sorprese. Rexy, soggetto della scuderia di Jonathan Bartoletti, è stato invece portato alle prove di Luglio montato dal suo “apprendista” Rocco Betti e sembrerebbe aver attirato le attenzioni della stalla rosso-celeste. Allo stadio Censin Bosia si è limitato a poco più di una sgambata, ma non era certamente necessario vederlo anche qui al suo massimo per poterne apprezzare nuovamente le qualità, dimostrate alle corse a Fucecchio, a Castiglion Fiorentino e non ultimo al Palio di Siena del 16 Agosto montato proprio da Bartoletti per la Pantera.
In chiusura merita una piccola menzione anche Villana, cavallo portato da Mereu alle corse di Giugno ma che avendo solo 4 anni per essere ammesso avrebbe dovuto presenziare obbligatoriamente anche a Luglio. Spiace un po’ non vederlo fra i papabili date le ottime impressioni che aveva dato sia nella corsa disputata allo stadio sia in stagione sempre a Pian delle Fornaci e Fucecchio. Un soggetto di quelli capaci di “salire da dietro” che nelle mani di Deciso sarebbe stato molto interessante vedere, ma che data la giovane età non abbiamo dubbi di poter rivedere nei prossimi anni.
9) Santa Maria Nuova
Fantino: Luigi Bruschelli detto “Trecciolino”
Stalla: Voulture, Ungolo
I cinque successi fanno di Santa Maria Nuova uno dei comitati più vincenti del Palio di Asti. L’ultimo risale al 2009, grazie a Massimino e Sister Bug. Negli anni successivi, la dirigenza rosa-azzurra decise di impostare un rapporto di lavoro con Jonatan Bartoletti, salito alla ribalta nel 2007 per la vittoria all’esordio nel Leocorno, ma non ancora entrato a far parte del novero dei big. Una finale nel 2010 ed una nel 2012 con Scompiglio, che così inadatto alla Provincia forse non è, intervallate da un’eliminazione in batteria con Andrea Chessa. Poi il patatrac del 2013, con il Borgo che non corre il Palio e il fantino di Pistoia che diventa il capro espiatorio dell’intera vicenda. Dopo un’annata con Andrea Coghe (2014), il Borgo decise di tornare a puntare sull’esperienza. Tre stagioni con Pampero, concluse nel 2017 con un canapo galeotto ed una sfortunata eliminazione in batteria, prima di virare quest’anno sul poco più giovane Trecciolino.
Per riuscire a presentare un fantino come Luigi Bruschelli, a pochi mesi dal suo 50° compleanno, è necessario fare una scelta e prendere posizione. Si vuole vedere il bicchiere mezzo vuoto, o mezzo pieno? Nel primo caso ci si andrebbe ad accodare a quanti lo vorrebbero già in pensione. “A 50 anni la Piazza vuole vederti in faccia!”. Questo il commento tranchant del Degortes, un altro grandissimo del Palio, di fronte alle telecamere di Canale3 Toscana al termine del Palio dell’Assunta di pochi giorni fa. Aceto sa perfettamente cosa vuol dire scendere sul tufo per vincere ancora a 49 anni, ma nonostante ciò prevede una strada sempre più in salita per Trecciolino. Dal successo del 2012 nell’Onda, la sua carriera ha preso effettivamente questa piega. E forse ne sembra consapevole pure lui, visto che dopo averla snobbata per quasi un decennio nel 2013 è ritornato in Provincia. Una Provincia che però non ha saputo risollevarne le sorti, visti gli esiti di Fucecchio, Legnano e Asti in questi ultimi anni. Esiste però anche un secondo punto di vista, che racconta di un vecchio leone, ferito sì ma mai domo. L’umiltà e la capacità nello svolgere il lavoro sporco, in quel di Fucecchio, ci restituiscono un Bruschelli in forze sia per quanto riguarda l’aspetto fisico, sia per ciò che concerne la tenuta mentale. Ed anche a Siena, sebbene le ultime carriere lo abbiano visto uscire malconcio, continua ad accettare giubbe scomode, di Contrade affamate e spesso con la nemica in Piazza. Sicuramente uno con gli attributi, che ancora oggi è meglio non avere come nemico. Noi appoggiamo questa seconda interpretazione, pur consapevoli che ad Asti Trecciolino ha sempre faticato e che anche quest’anno potrebbe essere difficile vederlo sfatare il tabù di Piazza Alfieri (dove non è mai andato oltre un 8° posto). Ma se anche non dovesse trovare gloria per sé e per il Borgo rosa-azzurro, sarà interessante vedere cosa farà qualora la sorte lo mettesse in batteria con la propria nemica.
La prima freccia all’arco del Borgo rosa-azzurro si chiama Voulture, portato da Trecciolino ad entrambi gli appuntamenti previsti per l’addestramento. Il suo potenziale era già stato espresso sul lungomare di San Vincenzo, in un Palio della Costa Etrusca chiuso al secondo posto ma distante dal battistrada Umatilla (stalla di Don Bosco). Una performance che, dopo i risultati ottenuti a Pian delle Fornaci, ha confermato un buon galoppo e una certa agilità anche nella strettissima curva ad asola del tracciato marittimo. All’arrivo però resta una certa distanza tra lui e il cavallo di punta dell’Atzeni, che potrebbe e dovrebbe essere uno dei riferimenti per tarare gli standard di questo Palio. Anche per questo ci sentiamo di mettere il Borgo al 9° posto, ma non di fargli guadagnare sulla carta altre posizioni. Nelle corse di giugno e di luglio allo Stadio ha dimostrato di saper rientrare bene sui primi, anche dopo una mossa non brillantissima. È rapido ad entrare in azione e sembra avere un motore in grado di garantire almeno una fiammata all’occorrenza. Bruschelli potrebbe servirsene in caso di un avvio complicato, ma sarà da vedere come riuscirà a sfruttarne la potenza in mezzo alla bagarre. Ungolo pare meno interessante, nonostante anche lui alle prove di giugno faccia vedere di avere più di una marcia in caso di necessità, non riesce mai a impensierire davvero i battistrada. Forse solo pre-tattica. Ma ad oggi sembrerebbe partire in secondo piano rispetto al compagno di stalla.
8) San Damiano
Fantino: Antonio Siri detto “Amsicora”
Stalla: Briccona da Clodia, Calliope da Clodia, Ultrasonic, Yoghi da Clodia.
La storia recente di San Damiano racconta di un Comune a cui piace stringere rapporti di lavoro pluriennali con persone che non sono solo fantini da corsa, ma pure ottimi preparatori. Un bel percorso, avviato con Mario Canu (fenomenale, se non quasi imbattibile, con i suoi cavalli a Piancastagnaio tra il 1996 ed il 2006), proseguito con Massimino (un nome su tutti: Già del Menhir; ma anche Millennium Bug o Sister Bug per legnanesi ed astigiani), e passato da Francesco Caria (allenatore di Preziosa Penelope, di cui è superfluo ricordare il cappotto senese, e di tre dei dieci cavalli scelti all’ultima kermesse in Piazza del Campo) prima di arrivare ad Antonio Siri nell’ultimo triennio. Un viaggio che il Comune ha fatto assieme a protagonisti diversi nei volti ma accomunati da questo sotterraneo leitmotiv, capaci lo stesso di conquistare 8 finali in 11 anni. Un bottino di tutto rispetto per un Comune che ha conosciuto la gioia di una vittoria soltanto nel 2011 (Massimino su Sister Bug). Una finale mancata invece lo scorso anno per una mossa contestata che ha visto la giubba rossoblù di Amsicora rimanere al canapo.
Amsicora, appunto. Per il quarto anno consecutivo il Comune si affida ad Antonio Siri. Un ragazzo simpatico, schietto, deciso, che dietro alla sua innata capacità di scherzare nasconde le caratteristiche di un vincente. La Provincia lo ha già testato, in Piazze e contesti differenti, ed ha emesso questo verdetto. Bientina, Castel del Piano, Legnano, solo per citarne alcune. E spesso ha pure raddoppiato, centrando il bis. Siena lo ha saggiato prima, e tenuto ai margini poi. Qualcosa non avrà convinto le dirigenze, ma non certo la qualità del ragazzo classe ’86 di Burgos. Le sorti di questa stagione, deludente sopra ogni previsione la sua prestazione in quel di Legnano, è stata risollevata dall’ingaggio (prima) e dall’interpretazione (poi) avuta nell’ultimo Palio senese. Antonio ha dimostrato di saper uscire senza problemi dai panni del favorito, per vestire quelli di un killer preciso ed efficace. Le sue nerbate al Nicchio (e qualcosa pure alla Tartuca in un eccesso di foga) sono state uno dei principali argomenti di dibattito tra gli addetti ai lavori nel dopo Palio, che hanno enfatizzato l’estrema pulizia di Amsicora nello svolgimento del suo compito. Per nulla scontato a fronte delle squalifiche piovute invece su altri colleghi nell’ultimo periodo (e non solo). Con il cavallo giusto, e svincolato da compiti difensivi, può puntare a vincere ovunque. Per questo è, a nostro avviso, il primo di questa seconda parte di griglia. Dove 8°, in una manifestazione che prevede una finale a nove cavalli, è comunque sinonimo di grandi aspettative.
Dove perde allora dai primissimi della classe? Forse sul cavallo. Attenzione, evitiamo fraintendimenti. La stalla rossoblù è di alto livello, non solo in termini di primo nome ma anche considerando le eventuali riserve. Rispetto ad altri nomi però Briccona e Calliope, entrambe targate “da Clodia”, restano di minor impatto mediatico. Sebbene entrambe abbiano dimostrato pienamente il loro valore. L’anno scorso l’accoppiata costruita da San Damiano avrebbe potuto essere davvero competitiva. Non a caso Tabacco è stato scelto a Siena per entrambi i Palii di questa stagione. E gli esperti, quelli veri, non ne hanno mai parlato come se fosse un riempitivo. Quest’anno sembra si riparta da Briccona, quest’anno impegnata con Bighino a Ferrara e poche settimane fa in quel di Fermo, dove per poco (2° posto finale) non le riesce di replicare il successo dell’anno prima. Un bel punto fermo, ma Calliope scalpita. La vittoria, proprio davanti alla compagna di stalla, nella Cavalcata dell’Assunta potrebbe mettere in difficoltà la Rettrice al momento della scelta. Problemi di abbondanza che potrebbero aumentare qualora si volessero includere nell’equazione pure Yoghi da Clodia e Ultrasonic. Entrambi, infatti, sono stati provati con successo dal Siri negli appuntamenti di addestramento. Per ora garantiscono al Comune di avere le spalle coperte, chissà se invece gli ultimi giorni cambiano qualcosa nelle gerarchie interne.