8 domande per iniziare a conoscere il Palio dei Comuni, che quest’anno vedrà i 7 Comuni astigiani competere tra loro in una batteria secca per la conquista di un drappellone dedicato.
1. Il livello, tra cavalli e fantini, è rimasto sostanzialmente lo stesso degli ultimi anni, o l’impossibilità di competere per il Palio vero e proprio ha portato i nomi migliori ad abbandonare i Comuni per migrare verso la Città?
D’acchito, ripensando soprattutto al Palio scorso, vinto proprio da un Comune, la risposta sarebbe no, il livello non è lo stesso del 2018. La qualità sembra esser diminuita, subendo un generico livellamento verso il basso. Subito dopo averlo pensato però ci siamo fermati a ragionare e abbiamo capito che non è del tutto vero. Molto infatti è dovuto alla suggestione di aver perso il vincitore dell’ultima edizione (Calliope da Clodia) e il fenomeno degli ultimi Palii senesi (Remorex). Oggi questi soggetti possono essere considerati bomboloni, ma alla vigilia dello scorso anno non godevano della stessa considerazione. Non della nostra, almeno. E di questo dobbiamo tenerne conto nel rispondere alla domanda. Oggi l’unica che, senza timore di smentita, possiamo dire si sia ridimensionata sensibilmente è Moncalvo. Una strategia che era nell’aria già dall’inverno e che non può essere presa ad esempio dell’intero movimento “comunale”. Mentre la scelta di San Damiano, che ha perso un grande professionista e un cavallo di prospettiva, dopo l’esordio di Stefano Piras sul tufo ad agosto ha iniziato ad assumere contorni completamente differenti. Anche Canelli, interrotto il rapporto con Massimo Columbu e Remorex, è andata su un profilo attuale come Grandine e su soggetti interessanti a breve-medio termine. Baldichieri e Nizza non hanno cambiato monta, ma ripartono da due ragazzi che oggi sembrano molto più pronti rispetto alle aspettative che nutrivamo un anno fa. Spiace non vedere Nappa tornare a Montechiaro dopo la finale conquistata lo scorso anno in una batteria molto difficile, ma dire che l’arrivo di Salasso sia un downgrade è quantomeno azzardato. E poi c’è Castell’Alfero, che sulla spinta di un cambio dirigenziale movimentato ha colto la palla al balzo per rilanciarsi, costruendo una possibile accoppiata da Palio vero. Il palmarés e l’appeal alla vigilia di Qui Pro Quo è superiore a quello dei 7 che l’anno scorso hanno corso per i Comuni. Quindi, in definitiva, non sarà per nulla una brutta corsa quella che ci aspetta in attesa della finale del Palio astigiano.
2. Ben 5 Comitati su 7 hanno scelto di cambiare portacolori. Quale ingaggio o conferma è piaciuta di più?
Quest’anno non è facile valutare le scelte dei Comuni astigiani. I nomi in gioco non sono certo quelli dei big senesi, con i Comitati che hanno pescato – un po’ a sorpresa – tra vecchie glorie, fantini in cerca di riscatto, e nuove proposte. Senza trascurare, a maggior ragione adesso, alcuni prodotti locali. La bontà o meno di un ingaggio non è più da valutare in senso assoluto, dal momento che si andranno a disputare due Palii distinti e concomitanti, ma va considerato lo specifico contesto. E così salgono alla ribalta i nomi più pesanti: Salasso con i suoi tre successi in Piazza del Campo, Grandine con la sua esperienza di battaglie in Provincia, e Vittorio con in dote il successo in Piazza Alfieri nel 2010. Discorso analogo per i cavalli. Si sapeva che non sarebbe stato facile tenere nelle stalle dei Comuni alcuni soggetti chiacchierati come Calliope e Remorex. Proprio per questo l’ingaggio più interessante, se dovesse concretizzarsi, sarebbe quello di Qui Pro Quo da parte di Castell’Alfero. Questo cavallo ha scritto la storia a Castiglion Fiorentino, e dopo la conquista di Buti a gennaio è pronto a scoprirsi adatto anche al triangolo astigiano. Da non sottovalutare l’arrivo di Portorose a Nizza. Questo soggetto ha centrato per due volte la finale qui ad Asti, con Moncalvo e Tanaro. Se nel passato ha pagato il doppio impegno ravvicinato, perdendo in finale lo smalto dimostrato in batteria, in una corsa secca le sue quotazioni salgono esponenzialmente.
3. Vittorio, Grandine e Salasso: i tre big del Palio dei Comuni. Sono loro i favoriti?
Sarà una banalità, ma sicuramente il Palio parte da loro. Vuoi per le qualità intrinseche – che dovranno pur esserci se negli anni sono riusciti a calcare più volte il tufo senese -, vuoi per le accoppiate che potrebbero andare a formare, vuoi per la maggior esperienza rispetto ai rivali diretti. Dopo i buoni exploit di Socrates de Bonorva e Uccel di Bosco, all’inizio e alla fine di luglio, rispettivamente per Montechiaro e Canelli, sono salite le quotazione di Albertino Ricceri e Sebastiano Murtas. Non abbastanza per indicarli come favoriti assoluti. Per Salasso, potenzialmente un fenomeno, molto dipenderà dalle motivazioni con cui scenderà in pista. Grandine invece, arrivando da una stagione poco esaltante, ci lascia ancora qualche dubbio. Discorso diverso per Castell’Alfero, che a nostro avvio sta formando l’accoppiata più interessante di questo Palio. Fabrizio D’Agostino ha voluto fare le cose in grande, consegnando a Gianluca Fais uno dei migliori soggetti della Provincia: Qui Pro Quo. Il sauro di Luca Anselmi è un nome vincente a tante latitudini, ma finora è stato snobbato all’interno dei confini cittadini. Con Unadea di back-up, la stalla azzurro-bianco-oro sarebbe di competitiva anche in un Palio a 21.
4. Tra Corse di Addestramento allo Stadio e Provincia, chi è piaciuto di più?
Tolti i nomi più chiacchierati, ed alcuni veterani del Palio astigiano, restano alcuni nomi orbitanti attorno al Palio dei Comuni che ci sono piaciuti particolarmente. Partiamo da quanto visto proprio ad Asti, anche se le caratteristiche del tracciato del Censin Bosia poco centrano con quello di Piazza Alfieri. Oltre ai già citati Socrates de Bonorva e Uccel di Bosco, è piaciuto molto anche Zeniossu, già portato all’attenzione degli addetti ai lavori dopo le buone prestazioni durante le riunioni primaverili a Fucecchio e Pian delle Fornaci. Per Socrates, impegnato ad inizio giugno con Sandro Gessa in una batteria di soggetti giovani e seconde linee, ma impreziosita dalla presenza del “regolarista” Vanadio, sembravano potersi aprire le porte del Palio più importante. Una buona prova, chiusa al 2° posto dietro proprio al nuovo missile di casa Narduzzi, caratterizzata dai continui controsorpassi con Vanadio e Vittorino. Ne emerge un soggetto capace di stare nella bagarre e abbastanza flessibile da assecondare le diverse richieste di andatura del proprio fantino. Interpretazione diversa quella data da Salasso il 6 luglio, con il cavallo che rimane nascosto per due giri, per poi uscire alla distanza con una sontuosa accelerazione in rettilineo all’inizio del 3° giro, sufficiente a superare e lasciarsi alle spalle Ultimo Baio (fresco vincitore di Piancastagnaio e potenziale 1° scelta di Santa Caterina) e Audace da Clodia (uno dei soggetti provati da San Pietro, con Bitti). Di Uccel di Bosco è piaciuta invece la perentorietà della vittoria nel corso della 2° batteria del 26 luglio. Pur senza avversari di spicco – Uragano Rosso e Vitzichesu non saranno le prime scelte di Pusceddu e Caria -, il distacco con cui Grandine si aggiudica la corsa è difficile da trascurare. A Castiglion Fiorentino non aveva impressionato, ma dopo questa prestazione era difficile non notarlo. Chiudiamo con Zeniossu, forse il nostro preferito all’interno di questo terzetto. La sua prestazione durante le Corse allo Stadio, inserito in una batteria con due probabili prime scelte del Palio di Asti (Uired e Umatilla, rispettivamente per San Pietro e Don Bosco) è stata positiva, ma il nostro gradimento parte da lontano. Già alle prime apparizioni stagionali, ripartite tra Fucecchio e Pian delle Fornaci, era sembrato un altro ottimo colpo della stalla di Tittìa, con Stefano Piras sempre capace di interpretarlo al meglio. Chissà che dopo la delusione Vittorino, il sardo-tedesco abbia già in casa una valida alternativa ad Umatilla per i suoi impegni in Provincia. Peccato non poterlo vedere all’opera già quest’anno.
5. Dopo il successo di Federico Arri lo scorso anno, sono salite le quotazioni dei fantini locali. Che possibilità hanno Mattia Chiavassa e Giacomo Lomanto di arrivare a nerbo alzato?
L’hype di Federico Arri, dai suoi esordi sotto l’ala protettrice di Bastiano, è stata sicuramente maggiore di quella che ha accompagnato la crescita di Giacomo Lomanto e Mattia Chiavassa. Tanto che, a soli 24 anni, l’assenza di risultati degni di nota ce lo stava facendo già etichettare come talento incompiuto. Aspettative che non hanno caratterizzato i primi passi degli attuali portacolori di Moncalvo e Baldichieri, che stanno crescendo con calma, ritagliandosi i loro piccoli grandi spazi in Provincia. Dopo i successi di Abbiategrasso e Mordano negli anni passati, il giovane Lomanto ha ottenuto una monta importante nella Provaccia legnanese (per Sant’Erasmo), dove si è messo in mostra guadagnandosi la finale, con un’interpretazione della mossa nella 1° batteria degna dei colleghi più esperti. Annata positiva anche per Mattia Chiavassa, che a Bientina, invece di recitare il ruolo di vittima sacrificale a cui pareva destinato, è riuscito a guadagnarsi la finale a discapito della nemica e di Valter Pusceddu: non proprio l’avversario più comodo. Entrambi disponevano di una stalla molto profonda, in grado di offrire un ventaglio di opzioni variegato alle dirigenze che puntano su di loro. Le opzioni del cuneese si fanno preferire a quelle del collega, nonostante la perdita del chiacchierato Unico de Aighenta, di recente passato a raccogliere la pesante eredità di Bomario a San Secondo. Attenzione però a Farfadet du Pecos (visto a Fucecchio nel 2018), che può essere un soggetto interessante se calato nel giusto contesto. Siamo curiosi di scoprire se Baldichieri, dovendosi giocoforza affidare ad un’alternativa (magari) meno potente di Unico, ma potenzialmente più maneggevole sul percorso di Piazza Alfieri, possa puntare seriamente alla vittoria. Moncalvo invece, dopo aver provato tra giugno e luglio gli esperti Turok (7 anni, seconda scelta lo scorso anno di San Pietro, escluso però alle visite), Nicolas de Pedra Ulpu (13, visto anche a Siena) e Scandaloso (7), oltre al più giovane Uranio Baio (5), ha finito per individuare in Zinzula (4), cavalla montata ad inizio luglio anche da Bighino, la più adatta per correre il Palio. La riserva, un po’ a sorpresa sarà Acqua Fresca (in pista a fine luglio con Armosino). Starà a Giacomo interpretarli al meglio per confermare i progressi mostrati nel corso dell’annata. Il nuovo format darà ad entrambi la possibilità di essere protagonisti, con Baldichieri più ambizioso e interessante almeno sulla carta. Difficile però immaginarli primi al bandierino.
6. Quale sarà la sorpresa di questo Palio?
Una sorpresa, parzialmente disvelata dall’esordio con il giubbetto giallonero dell’Aquila, potrà essere Stefano Piras. Il colpo in sordina di San Damiano, arrivato a fari spenti, potrà essere il vero upset del Palio dei Comuni. Arriva da una Provincia di alto livello, sarà il più fresco reduce da una campagna sul tufo senese e le sue quotazioni sono adesso in vertiginosa crescita, avrà dalla sua la determinazione dei nuovi arrivati unita all’esperienza dei suoi 33 anni, e può vantare una tecnica non trascurabile, affinata in quella sua seconda vita spesa lontano dal Palio. I soggetti tra cui potrà scegliere sono giovani e potrebbero pagare l’adattamento ad un percorso impegnativo, ma la stalla resta quella del Tittìa e la qualità di certo non manca. Inoltre, per quanto visto in Provincia, la sua interpretazione di alcuni soggetti è apparsa persino più adatta rispetto a quella più fisica dell’Atzeni. Pensavamo avesse abbandonato l’idea di correr con Vittorino, interessante al di là della sfortunata prestazione a Fucecchio, ma tante fonti autorevoli lo danno ancora come papabile 1° scelta. La nostra idea comunque è che possa correre con Zeta Penny, che si è messa in mostra sia in ippodromo (11 piazzamenti con tre vittorie in 15 apparizioni) sia durante le Corse di Addestramento (a giugno 3° dietro a Ultimo Baio e Unico, mentre il 6 luglio ha chiuso 3° dietro a Uron e Viky Fortuna in una batteria con anche Calliope). Dispiace non poter vedere all’opera Zeniossu (vista la giovane età avrebbe dovuto prendere parte a una seconda prova per venire ammesso alle previsite), brillante durante tutto il percorso in Provincia. Comunque, se un solo nome vi sembra poco, eccovi il secondo, in qualche modo sempre legato alla sfera d’influenza di Tittìa, anche se questa stagione è passato alla Scuderia Milani. Alessandro Cersosimo, confermato a Nizza Monferrato dopo la finale dell’anno passato, formerà con Portorose un’accoppiata molto interessante. Alessandro si è dimostrato solido andando a formare in questo biennio delle accoppiate ben bilanciate, associando la sua giovane età con cavalli esperti ed affidabili. Quest’anno oltre alle solite garanzie, puntando su Portorose, la dirigenza giallorossa aggiunge anche un pizzico di ambizione. Come scritto in precedenza, in corsa secca il soggetto di Paolo Carmignani diventa un cliente molto scomodo per tutti.
7. Parliamo degli assenti. Ci sono nomi che, anche in virtù del cambio di formato, avrebbero potuto aspettarsi un ingaggio?
Sicuramente sì. Alcuni giovani che hanno ben figurato durante la stagione in Provincia avrebbero potuto completare il loro percorso di crescita mettendosi alla prova in un tracciato insidioso e prestigioso come quello astigiano, sfruttando l’opportunità del Palio dei Comuni per nutrire velleità di vittoria maggiori rispetto ad una situazione a ranghi completi. Tra i tanti, facciamo i nomi di Federico Guglielmi e Marco Bitti. Il primo vincitore della Provaccia a Legnano e da qualche anno in odore di esordio senese, il secondo molto attivo tra Provincia e Palii in Sardegna e in gran spolvero con Hakara Trois agli addestramenti del 6 luglio. Nel complesso però è un gruppo ben assortito quello scelto dai 7 Comuni, che nobilitano la manifestazione con tre fantini di nome (Ricceri, Murtas e Fais), danno spazio ad un paio di ragazzi locali (Chiavassa e Lomanto), e completano con due novità interessanti – seppur molto diverse tra loro – come Piras e Cersosimo. Per cui, anche se dispiace veder restare a piedi qualche buon fantino, non sarebbe facile nemmeno lasciare fuori uno che il giubbetto già lo ha.
8. Conclusa la panoramica generale, è il momento di un pronostico secco…
Nel corso dell’articolo abbiamo già lasciato degli indizi riguardo le nostre preferenze. Vediamo di riassumere qui, sinteticamente per chi non volesse annoiarsi leggendo il resto del pezzo, le nostre considerazioni, facendoci guidare un po’ anche dalle sensazioni e non solo dalla razionalità. Per la vittoria della Palio puntiamo su Castell’Alfero. Un obbligo avendo in stalla Qui Pro Quo. Se invece dovessimo indicare un outsider, tutte le fiches andrebbero su Nizza Monferrato e sulle potenzialità di Portorose in batteria unica. Anche se questo Piras non va sottovalutato. Staremo a vedere.